Quadro generale
Le Autorità polacche hanno predisposto un articolato ed efficace sistema di agenzie ed enti, da un lato, e di incentivi e agevolazioni, dall’altro, al fine di richiamare nel Paese un numero sempre maggiore di investitori esteri, contando anche sull’interesse destato presso gli operatori economici stranieri dalle prospettive connesse agli ulteriori ingenti fondi UE assegnati a Varsavia nel periodo 2014-2020 rispetto al precedente settennato. I principali strumenti d’incentivazione messi a disposizione degli investitori stranieri consistono in:
• incentivi fiscali, amministrativi e logistici agli investimenti nelle Zone Economiche Speciali;
• sostegni finanziari per il supporto degli investimenti in settori di importanza per l’economia nazionale;
• esenzione dall’imposta sugli immobili.
Le Agenzie
La PAIH (Polska Agencja Inwestycji i Handlu – Agenzia Polacca per il Commercio e gli Investimenti; http://www.paih.gov.pl) è una società per azioni controllata dal Ministero del Tesoro che, nata nel 2003 dalla fusione fra l’Agenzia Nazionale per gli Investimenti Esteri e l’Agenzia Polacca per l’Informazione. Rinominata nel 2017, si occupa, sotto il coordinamento del Ministero dell’Economia, di attrarre e assistere gli investitori stranieri in Polonia, nonché di promuovere l’immagine di quest’ultima quale produttrice e fornitrice di beni e servizi, favorendo lo scambio ed il commercio con l’estero. Al fine di rendere un supporto più vicino all’utenza, la PAIH ha inoltre creato una rete di Centri Regionali di Assistenza agli Investitori finalizzati a migliorare la qualità dei servizi offerti a questi ultimi e a far da tramite con le Autorità locali.
La PARP (Polska Agencja Rozwoju Przedsiębiorczości – Agenzia Polacca per lo Sviluppo dell’Imprenditorialità; http://www.parp.gov.pl) è un ente subordinato al Ministero dell’Economia avente il compito di contribuire allo sviluppo economico e sociale della Polonia attraverso iniziative finanziate con risorse pubbliche nazionali e UE, finalizzate alla promozione dell’innovazione, delle risorse umane, dell’espansione sui mercati esteri e dello sviluppo regionale, con una particolare attenzione alle esigenze delle PMI.
Gli strumenti
Le Zone Economiche Speciali
A partire dal 30 giugno 2018 e dopo l’approvazione dell’Atto per la Promozione degli Investimenti il 20 maggio dello stesso anno, in Polonia è stata istituita un’unica Zona d’Investimento (PIZ). Da allora, i regimi specifici per le 14 Zone Economiche Speciali (ZES), vigenti per oltre 20 anni, sono stati abrogati: le esenzioni fiscali non si applicano più solo agli investimenti “regionalizzati”, bensì a tutto il territorio nazionale.
L’obiettivo è quello di attrarre gli investimenti su tutto il territorio polacco, favorendo lo sviluppo economico, soprattutto attraverso l’insediamento di specifici comparti di attività economica, l’adozione di nuove soluzioni tecniche e tecnologiche, la promozione e lo sviluppo dell’export, il miglioramento della competitività e la creazione di nuovi posti di lavoro.
L’accordo di tale esenzione è soggetto a criteri di due tipi:
- Quantitativi: il valore totale dell’investimento deve essere superiore od uguale ad un parametro prestabilito, fissato in ragione del tasso di disoccupazione dell’area designata.
- Qualitativi: soddisfare criteri, vocati a sostenibilità ambientale e sociale dell’investimento, previsti nella legislazione secondaria a riprova della “qualità del progetto”.
In aggiunta a ciò, è necessario che l’investimento non sia mirato ad una delle attività escluse dallo schema di sussidio, similmente a quanto previsto dalla previgente legislazione sulle SEZ.
Il beneficio concesso garantisce un’esenzione fiscale in 10, 12 o 15 anni a seconda della Regione; esso è calcolato in percentuale sul costo totale dell’investimento, anche qui variando su base regionale (e con degli aumenti previsti per le PMI). Può consistere in costi sostenuti per mezzi di produzione, strutture o terreni, ovvero per costi sostenuti per l’assunzione di nuovi lavoratori per i primi due anni.
Sopravvivono tuttavia tutte le strutture organizzative delle vecchie ZES, che già fornivano utili strumenti alla mobilitazione di nuovi investimenti. Infatti, il soggetto che accorda un permesso PIZ è l’Amministratore d’Area, organo che in precedenza agiva come autorità per le ZES. Sopravvivono, inoltre, i precedenti accordi conclusi durante il previgente regime delle ZES.
I parchi tecnologici e industriali
I PTI (Industrial and Technology Parks) sono distretti caratterizzati dalla presenza di imprese operanti nello stesso settore e di istituti scientifici e di ricerca che ne supportano l’attività. Nonostante gli elementi che li accomunano (obiettivi, modalità di funzionamento, struttura organizzativa, ecc.), ciascun parco ha una propria “vocazione” derivante dalle caratteristiche economiche, sociali e culturali dell’area in cui si trova e dalle risorse umane e materiali presenti nel relativo territorio.
Nell’ambito dei PTI sussiste una distinzione fra i parchi tecnologici, da una parte, e quelli tecnologico-industriali, dall’altra. I primi, costituiti da un’area dotata di infrastrutture dove sorgono edifici tra loro separati, ambiscono a diventare catalizzatori di know-how tecnologico al fine di trasferirlo a istituzioni scientifiche e imprese. Agli imprenditori che intendano avvalersi delle nuove tecnologie viene fornita assistenza sotto forma di: consulenza in materia di avvio e sviluppo dell’attività di affari, creazione di un adeguato business climate, trasferimento di know-how tecnologico e trasposizione dei risultati della ricerca scientifica in innovazione tecnologica.
I parchi tecnologico-industriali, invece, si avvalgono di infrastrutture che in passato erano utilizzate da imprese poi soggette a ristrutturazione o fallite, con l’obiettivo di attrarre investimenti e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, assicurando condizioni preferenziali e mettendo a disposizione spazi adeguati ad aziende economicamente solide che impieghino nuove tecnologie.
Il sistema di sostegno agli investimenti prioritari per l’economia polacca
Trattasi di uno strumento finalizzato ad accrescere il tasso d’innovazione e produttività dell’economia polacca attraverso il sostegno a investimenti che comportino l’impiego di tecnologie avanzate e la creazione di posti di lavoro ad alto valore aggiunto. Il sistema mira a favorire gli investimenti diretti esteri nei seguenti settori, giudicati prioritari per l’economia polacca:
• automotive;
• elettronica ed elettrodomestici;
• aviazione;
• servizi innovativi;
• food processing;
• sviluppo e ricerca (R&D);
• biotecnologie;
Possono presentare richiesta di contributo anche imprese che intendono effettuare grandi progetti d’investimento indipendentemente dal settore di attività. La pratica di richiesta di sostegno pubblico è istruita dalla PAIiIZ su domanda dell’investitore. Viene successivamente vagliata dal Comitato Interministeriale per gli Investimenti Esteri presso il Ministero dell’Economia e poi dal Consiglio dei Ministri, dopo di che, in caso quest’ultimo dia parere positivo, il Ministro dell’Economia firma con l’investitore il relativo accordo. Prima che ciò avvenga, però, deve generalmente esserne data notifica alla Commissione UE. Il contributo può essere concesso a titolo di creazione di nuovi posti di lavoro o di nuovo investimento. Nel primo caso il contributo può variare (a seconda del numero di nuovi posti di lavoro) da 3.200 a 15.600 zloty per ogni persona assunta qualora si sia in presenza di:
1) un nuovo investimento produttivo di almeno 40 milioni di zloty nei settori
dell’automotive, dell’elettronica/elettrodomestici, dell’aviazione, del food processing e della biotecnologia, comportante la creazione di almeno 250 nuovi posti di lavoro;
2) un nuovo investimento nel settore dei servizi innovativi, comportante la creazione di almeno 250 nuovi posti di lavoro;
3) un nuovo investimento di almeno 1 milione di zloty nel settore sviluppo e ricerca, comportante la creazione di almeno 35 nuovi posti di lavoro;
4) un nuovo grande investimento di almeno 750 milioni di zloty in altri settori, comportante la creazione di almeno 200 nuovi posti di lavoro oppure di almeno 500 milioni di zloty con la creazione di 500 nuovi posti.
Nel secondo caso il contributo può variare (a seconda dell’ammontare dell’investimento per lavoratore e del numero di occupati) dal 2 al 12,5% dei costi ammessi qualora si sia in presenza di:
1) un nuovo investimento di almeno 160 milioni di zloty nei settori prioritari, comportante la creazione di almeno 50 nuovi posti di lavoro;
2) un nuovo grande investimento di almeno 750 milioni di zloty in altri settori, comportante la creazione di almeno 200 nuovi posti di lavoro oppure di almeno 500 milioni di zloty con la creazione di 500 nuovi posti.
Per quanto riguarda il settore sviluppo e ricerca (R&D) il contributo può arrivare sino al 10% dei costi ammessi nel caso in cui ci sia un investimento di 10 milioni di zloty con la creazione di almeno 35 nuovi posti di lavoro.
L’esenzione dalla tassa sugli immobili
E’ facoltà dei Comuni, nei limiti stabiliti dalla legge, fissare le aliquote e/o esentare dal pagamento di contributi e tasse locali, inclusa quella sugli immobili (terreni, edifici e costruzioni o loro parti). I Consigli Comunali, in particolare, possono esentare gli imprenditori dal pagamento della tassa sugli immobili come forma di sostegno pubblico. La relativa delibera di autorizzazione può essere adottata solamente previa domanda dell’imprenditore, redatta nelle forme previste. I costi connessi all’investimento sostenuti prima dell’autorizzazione non possono essere eleggibili ai fini della quantificazione del sostegno pubblico. Quest’ultimo è calcolato in relazione ai costi dell’investimento o a quelli sostenuti per la creazione di posti di lavoro.
Ai fini dell’ottenimento dell’esenzione sono previste, oltre alla presentazione della suddetta domanda, le seguenti condizioni:
1) copertura, da parte dell’imprenditore, di almeno il 25% dei costi eleggibili con risorse proprie o comunque non provenienti da altri strumenti di sostegno pubblico;
2) mantenimento dell’investimento nella medesima area per almeno 5 anni (3 nel caso delle PMI) a partire dal termine della sua realizzazione;
3) nel caso l’esenzione sia concessa a titolo di creazione di nuovi posti di lavoro, questi ultimi devono essere istituiti entro tre anni dal termine della realizzazione dell’investimento e mantenuti per almeno 5 anni (3 nel caso delle PMI) a partire dalla loro creazione; inoltre deve essere conservato un livello occupazionale non inferiore a quello medio dei 12 mesi precedenti la creazione dei nuovi posti di lavoro.
Gli incentivi all’assunzione di disoccupati
Sono previsti in vista dell’assunzione o della partecipazione a training di disoccupati segnalati dagli uffici locali per l’impiego e possono assumere le seguenti forme:
• servizi di consulenza finalizzati a facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro;
• rimborso dei costi salariali in caso di assunzione di disoccupati aventi una posizione di svantaggio sul mercato del lavoro (durata ed entità del rimborso dipendono in questo caso dalle tipologie di beneficiari del programma);
• contributo finanziario all’acquisto delle attrezzature necessarie all’allestimento del luogo di lavoro (fino a una cifra massima corrispondente a sei volte lo stipendio medio polacco);
• presa in carico, da parte del competente ufficio per l’impiego, delle retribuzioni percepite da partecipanti a stage di formazione on the job per un periodo compreso fra un minimo di tre e un massimo di dodici mesi (prevista la possibilità, al termine del training, di concludere un contratto di lavoro con i tirocinanti selezionati);
• sostegno finanziario a programmi di formazione destinati a disoccupati e finalizzati a far acquisire loro nuove qualificazioni e competenze professionali;
• rimborso dei contributi sociali (fino a una cifra massima corrispondente al 300% del salario minimo polacco), a condizione che la persona segnalata dall’ufficio per l’impiego sia stata occupata full-time per 12 mesi e che al termine di tale periodo sia ancora occupata.
Gli imprenditori interessati devono contattare i competenti uffici per l’impiego, predisporre e inviare la domanda corredata della pertinente documentazione e relativa alla specifica tipologia d’incentivo richiesta.
I fondi UE
Nel periodo di programmazione finanziaria 2007-2013 la Polonia è stato il principale beneficiario dei fondi UE stanziati nell’ambito della politica di coesione, con un afflusso finanziario di circa 67mld di euro. A questi occorre aggiungere € 13mld erogati nel contesto della politica agricola comune e € 0,73 in quello della politica comune della pesca. Al fine di gestire al meglio i fondi comunitari, il Governo polacco ha istituito il Ministero dello Sviluppo Regionale, che coordina tutte le azioni connesse ai finanziamenti UE (tranne quelli relativi ad agricoltura e pesca, che vengono gestiti dal Ministero dell’Agricoltura).
Nel periodo 2014-2020, la Polonia ha avuto a disposizione un contributo UE di € 82,5 mld stanziato nell’ambito della politica di coesione, che suddivisi in 22 programmi operativi nazionali e regionali. In particolare, € 45,6 mld per i 6 Piani Operativi Nazionali (PO Infrastrutture e Ambiente, con un contributo UE di € 27,5 mld; PO Sviluppo Intelligente, € 8,6 mld; PO Educazione e Sviluppo della Conoscenza, € 4,4 mld; PO Polonia Digitale, € 2,3 mld; PO Polonia Orientale, € 2,1 mld; PO Assistenza Tecnica, € 0,7 mld) e € 31,2 mld per i 16 Programmi Operativi Regionali; un contributo UE di 11mld, previsto nell’ambito del Piano Strategico per lo Sviluppo delle Aree Rurali; un contributo di 5,7 per altri programmi.
Per quanto riguarda il periodo 2021-2027, invece, la Polonia riceverà dall’Unione:
- Circa € 58mld, nell’ambito del programma di Sviluppo Regionale europeo.
- Circa € 9mld, nell’ambito del Programma di Coesione, per uno sviluppo in campo ambientale e del trasporto trans-frontaliero.
- Circa € 4,5mld, nell’ambito del programma di Transizione economica e sociale.
- Circa € 4mld, nell’ambito del Programma per la Transizione Giusta, che mira a mitigare le difficoltà dovute alla transizione verde.
A questi, occorre aggiungere i circa € 22mld derivanti dalla Politica Agricola Comune nel periodo 2023-2027, nonché i circa € 0,5mld del Fondo Marittimo, dell’Industria ittica e dell’acquacultura, previsto per il periodo 2023-2027.
Infine, vanno menzionati i fondi che lo stato polacco finirà di percepire nel 2026, nell’ambito del Programma di Ripresa e Resilienza (KPO) adottato per risollevare l’economia europea in seguito all’emergenza sanitaria del 2020.
Il Programma di Ripresa e Resilienza (KPO).
Con il Regolamento 2021/241, Consiglio e Parlamento Europeo hanno approvato il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, con l’obiettivo di mobilitare gli investimenti statali post crisi economica derivata dall’emergenza sanitaria Covid-19.
Nell’ambito di tale misura (dal valore complessivo di circa 750 miliardi di euro), la Polonia ha ottenuto fondi per circa 58 miliardi, così suddivisi: circa 24 miliardi in sovvenzioni e circa 34 miliardi in prestiti. Si tratta del terzo maggior beneficiario europeo, dopo Italia e Spagna.
L’Assemblea Nazionale ha quindi inviato il Piano Nazionale di Ripresa (KPO) alla Commissione, il 3/05/2021. Piano successivamente modificato due volte, per rispondere alle conseguenze economiche ed energetiche dell’invasione russa in Ucraina, sino a giungere alla versione definitiva il 16/07/2024.
Con questo piano, la Polonia ha previsto investimenti suddivisi in:
- Resilienza e competitività dell’economia (8% dei fondi totali).
- Energia verde e riduzione dei consumi energetici (26% dei fondi totali).
- Trasformazione digitale (7% dei fondi totali).
- Efficienza, accessibilità e qualità del sistema sanitario (7% dei fondi totali).
- Mobilità verde (11% dei fondi totali).
- RePowerEU: transizione energetica (41% dei fondi totali).
Al KPO si accompagna un pacchetto di 54 riforme legislative, nonché la raccolta di progetti pubblici o privati verso cui dirottare i fondi.
(aggiornamento: marzo 2025)